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Valeria Golino è Goliarda Sapienza nel biopic 'Fuori' di Martone. Il set a Rebibbia

20-05-2025 Carmen Diotaiuti Reading time: 10 minutes

CANNES - Una storia di dolore, solidarietà femminile e riscatto. Di anarchia e ribellione, di legami inaspettati, di caduta e rinascita. Con Fuori, interpretato da Valeria Golino, Matilda De Angelis e Elodie, Mario Martone porta in Concorso al Festival di Cannes 2025 la figura di Goliarda Sapienza, una delle più grandi voci della letteratura italiana del Novecento, riscoperta solo dopo la sua morte quando, prima in Germania e poi in Francia, venne pubblicato L’arte della gioia, il capolavoro a cui aveva dedicato dieci anni della propria vita. Il film è ispirato alla sua opera autobiografica L’università di Rebibbia (1983), e ripercorre il periodo che l’autrice trascorse in prigione nel 1980. Condannata per il furto di alcuni gioielli di un’amica, Sapienza trasformò quell’esperienza in un’occasione di profonda riflessione umana e letteraria.

Fuori (qui le location) è una coproduzione Italia-Francia, prodotto da Indigo Film con Rai Cinema e The Apartment per l'Italia e SRAB Films per la Francia, in collaborazione con Fremantle. La fotografia è affidata a Paolo Carnera, il montaggio è a cura di Jacopo Quadri, la scenografia è di Carmine Guarino e i costumi sono opera di Loredana Buscemi.

Il film è dal 22 maggio nelle sale italiane con 01 Distribution.

Di cosa parla il nuovo film di Mario Martone

Una scrittrice finisce in carcere per un gesto folle e inaspettato. In prigione, l’incontro con alcune giovani detenute diventa un'esperienza di rinascita. Una volta fuori, in una torrida estate romana in cui il tempo sembra sospeso, la scrittrice continua a frequentare le donne con cui ha stretto amicizia e che ora, come lei, sono tornate in libertà. Nasce una relazione profonda e decisiva per la sua vita, un legame autentico che nessuno lì fuori riuscirà a comprendere. Questa scrittrice è Goliarda Sapienza, e questa è la sua storia, come lei l’ha raccontata.

Golino e Goliarda Sapienza: un incontro lungo 40 anni

Nell'anno del centenario della nascita, avvenuta il 10 maggio 1924 a Catania, Sapienza era stata già celebrata con la trasposizione televisiva a cura di Valeria Golino del suo scandaloso romanzo postumo L'arte della gioia (qui le location), presentato a Cannes nel 2024 e trasmesso da Sky (leggi il nostro articolo). Nel biopic scritto dallo stesso Martone con Ippolita Di Majo è proprio la Golino – che aveva conosciuto la scrittrice a metà degli anni Ottanta sul set di Storia d’amore di Citto Maselli – a vestire i panni della protagonista.

“Ho conosciuto Goliarda a diciott’anni: quello è stato il primo vero incontro, autentico, nella vita. Lei era una signora, mi sembrava così tanto più grande di me, ma aveva la testa di una ragazza, con una curiosità viva, energica, spiccata. Ci siamo viste due o tre volte a settimana per un paio di mesi. Il suo ex marito, Francesco Maselli, mi aveva portato a casa sua. Quella stessa casa in cui, quarant’anni dopo, sarei tornata per interpretarla.

"Durante L’arte della gioia ho dovuto immergermi nella sua poetica, nelle sue parole, nei suoi pensieri, in tutto ciò che dice e contraddice, in quel flusso narrativo che è insieme ricchissimo e disordinato", ha aggiunto Valeria Golino parlando delle differenti esperienze fatte per la regia della serie e poi per l'interpretazione del film. "Appena due mesi dopo aver terminato di girare L’arte della gioia, dopo aver tentato di dar forma alla sua complessità intellettuale, ho iniziato a interpretarla. Un’altra tappa del percorso, ancora una volta diversa: non si trattava più di calarmi nella sua intellettualità, ma del suo corpo, nei suoi gesti, nella sua maniera di guardare le cose e vivere i rapporti. Un’altra immersione rispetto a quella fatta per L’arte della gioia, per cui ho dovuto liberarmi da alcune cose e trattenerne altre”.

Fuori, il set nel vero appartamento di Goliarda Sapienza

Tra gli spazi carichi di significato nella biografia di Goliarda Sapienza c’è la sua abitazione in via Denza, nel quartiere Parioli di Roma. Qui la scrittrice visse una fase complessa della sua esistenza, segnata da precarietà economica e da un senso profondo di esclusione. Parte delle riprese si sono svolte proprio all’interno di quell'appartamento, un luogo simbolico in cui Valeria Golino aveva già messo piede 40 anni prima:

“Siamo entrati davvero nella casa di Goliarda, quella che ricordavo da ragazza - ha raccontato Valeria Golino - Rientrare lì me è stato un momento profondamente toccante, quasi mistico. Uno di quegli istanti in cui la vita sembra avere un senso, in cui l’insensatezza si organizza in un disegno, e pensi: “Ecco, questo doveva proprio succedere così”.

Il carcere di Rebibbia e la Roma degli Anni ‘80

Le riprese del film si sono svolte nell’estate del 2024, prevalentemente a Roma, per otto settimane. Tra le location, anche il carcere di Rebibbia dove realmente fu detenuta la scrittrice. La struttura penitenziaria, situata nel quadrante nord-est della capitale, è da tempo centro di attività culturali, spesso legate al mondo teatrale e cinematografico. Martone ha scelto proprio questi spazi per raccontare un’umanità ai margini, ma ricca di dignità e intensità emotiva, utilizzando sul set anche ex-detenute e detenute. Alcune scene ambientate nel piano inferiore del carcere romano sono ricostruite; mentre sono state realmente girate a Rebibbia le scene ambientate al piano superiore, all’ingresso e nel cortile della struttura penitenziaria.

Martone e Golino racontano l'esperienza sul set nel carcere di Rebibbia: 

Accanto agli ambienti carcerari, Fuori si apre anche alla città esplorando diversi quartieri della Roma Anni ‘80, dai Parioli a Porta Maggiore, Piazza del Popolo, Piazza Euclide, via di Acqua Bulicante, Roma Termini. Tutti luoghi che fanno da sfondo alla quotidianità post-carcere di Goliarda, accentuando il contrasto tra reclusione e libertà, tra silenzio e parola ritrovata.

“Roma è una città che ho sempre amato profondamente – ha detto Martone - così diversa da Napoli: enorme, spezzettata, ogni quartiere sembra un mondo a sé. I Parioli, ad esempio, quando sono arrivato diciassettenne nella Capitale non li conoscevo affatto. Goliarda Sapienza viveva lì, in un appartamento che le era stato assegnato da un ente pubblico. Un contrasto interessante: una scrittrice anarchica in un quartiere borghese, dalla geometria razionale, quasi militaresca. Questo mi ha colpito molto. Nel film, dove è centrale anche la presenza del carcere, quella geometria aperta dei Parioli entra in dialogo, per opposizione, con quella chiusa, claustrofobica della prigione. È un gioco di spazi e di simboli dal forte significato allegorico”.

Girata a Roma Termini la scena finale, con tanto di autentici treni, annunci e rumore di fondo della stazione. “È stato difficilissimo ottenere i permessi e le condizioni tecniche, ma per me era fondamentale girare nella vera Termini - ha ammesso Martone-. I luoghi qui non sono solo uno sfondo, ma parte del racconto come un orizzonte”.

Il mare come respiro: Fregene e Maccarese

Parte delle riprese ha coinvolto anche il litorale romano, in particolare le zone di Fregene e Maccarese, frazioni costiere del comune di Fiumicino. Qui si svolgono alcune sequenze in cui le protagoniste condividono momenti di evasione e complicità, con l’immagine di una corsa in auto decappottabile, simbolo di vitalità e desiderio di rinascita, dove il paesaggio diventa metafora di una libertà conquistata, seppur a fatica ma sempre possibile.

L’immaginazione che salva e offre possibilità

Il rapporto continuo e ambiguo tra realtà e immaginazione sottende la narrazione. Accade nell'evolversi della scena ambientata nel bagno, in cui lo spazio si deforma e dilata come influenzato dall’emozione e dalla memoria della protagonista. Una sequenza girata in studio proprio per riuscire a restituire il movimento della mente, in cui a un certo punto il bagno diventa enorme, per poi richiudersi e trasformarsi in una cella.

“È una scena in cui attraverso la realtà si accede a un’altra realtà", ha sottolineato Martone -. Proprio nel momento di massima tensione narrativa, quando Goliarda si sacrifica chiusa nel bagno, improvvisamente quel luogo si trasforma in uno spazio di libertà,  dove realtà e immaginazione si confrontano continuamente. "Nessuno si salva da solo, è vero, ma è altrettanto vero che nessuno si salva senza immaginazione. È l’immaginazione che ci restituisce a noi stessi quando siamo persi in una prigione interiore o sopraffatti dalla vita che ci schiaccia. Questo in Goliarda c’è sempre stato: anche nei momenti più duri, è stata l’immaginazione a ridarle forza, possibilità e respiro”.