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‘Amici miei’ 50 anni di zingarate fiorentine

13-08-2025 Monica Sardelli Reading time: 6 minutes

“Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione” commentava Il Perozzi parlando del Necchi e della sua capacità di organizzare l’ennesima marachella alla vittima di turno.

Geniale è il termine corretto per definire il cult Amici Miei capolavoro di irriverenza e sfrontatezza di Mario Monicelli. Un inno dolceamaro alla vita e all’amicizia che usciva nelle sale esattamente 50 anni fa, il giorno di Ferragosto del 1975.

La trama, molto semplice, esaltata dalle performance di attori in stato di grazia, ha dato vita a situazioni e modi di dire scolpiti nel linguaggio e nel pensare comune: la supercazzola, le zingarate, il genio. Ugo Tognazzi è il Conte Mascetti, nobile decaduto, ma ancora saldamente legato al suo lignaggio; Gastone Moschin è l’architetto Rambaldo Melandri, il romantico del gruppo, sempre in cerca della donna della sua vita; Philippe Noiret è il giornalista Giorgio Perozzi, la cui condotta infantile gli causa il disprezzo di moglie e figlio; Duilio Del Prete è Guido Necchi, il proprietario del bar Necchi, luogo di incontro degli amici, dove prendono vita le loro goliardate. A questi quattro inseparabili cinquantenni fiorentini, amici fin dall’infanzia, si unisce Adolfo Celi, ovvero il professor Sassaroli, il primario che li prende in cura a modo suo dopo una “zingarata” finita male. Ciascuno di loro tenta di fuggire dal proprio malessere personale, che sia la famiglia, il lavoro, la miseria, ma il disagio da cui più di ogni altra cosa tutti cercano di evadere è la noia.

Trailer di 'Amici miei'

Il film nacque da un’idea di Pietro Germi che, gravemente ammalato, ne affidò la regia a Mario Monicelli. L’autore, che sarebbe morto nel 1974, è omaggiato nei titoli di testa dove campeggia la scritta “un film di Pietro Germi” cui segue “regia di Mario Monicelli”.

Amici miei ricevette diversi riconoscimenti, tra cui 2 David di Donatello nel 1976: Miglior regista a Mario Monicelli e Miglior attore protagonista a Ugo Tognazzi.

Il film avrà due sequel: Amici miei - Atto II di Mario Monicelli nel 1982 e Amici miei - Atto III di Nanni Loy nel 1985.

Location di ‘Amici Miei’. Le “zingarate” tra Santa Maria Novella e Calcata

La "zingarata" a Calcata – ©Archivio fotografico Cineteca Nazionale

Le location di Amici Miei permettono allo spettatore di conoscere alcuni angoli poco conosciuti di Firenze, come quello che nel film è presentato come il bar Necchi, gestito da Guido Necchi con la moglie Carmen. In questo locale dal sapore popolare, che si trova nella zona di San Niccolò in via dei Renai, gli amici giocano a biliardo e a carte, organizzano scherzi, ma soprattutto individuano la vittima perfetta, il Righi (Bernard Blier).

Uno degli scherzi più celebri del film si svolge alla stazione di Santa Maria Novella, dove gli “zingari” hanno l’abitudine di schiaffeggiare gli inermi passeggeri affacciati ai finestrini dei treni in partenza.

Un'altra famosa zingarata va in scena a Calcata vecchia, borgo arroccato su una collina di tufo nei pressi di Viterbo. Fingendosi ingegneri e geometri incaricati di eseguire misurazioni, i nostri cialtroni allarmano gli abitanti facendo loro credere di dover abbattere diversi edifici e far posto ad autostrade e tangenziali.

Le “supercazzole” di Raffaello Mascetti

Il termine “supercazzola” è una delle tante chicche di Amici miei entrata nel linguaggio comune, ad indicare frasi prive di alcun senso logico, composte da una raffica di parole inesistenti create ad hoc con lo scopo di confondere e raggirare il proprio interlocutore.

Il conte Mascetti è un maestro in questa nobile arte dialettica. La sua prima vittima, a inizio film, è un vigile urbano che sta per multare il Melandri e il Perozzi per schiamazzi con il clacson dell’automobile parcheggiata di fronte al bar Necchi. Interviene Mascetti e il dialogo è memorabile:

Mascetti: “Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?”
Vigile: “Prego?”
Mascetti: “No, mi permetta. No, io... scusi, noi siamo in quattro... come se fosse Antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribài con cofandina? Come antifurto, per esempio?”

Celebre anche la supercazzola “premurata” con “scappellamento” a destra o a sinistra, di cui il film propone vari esempi. Il Mascetti parla a telefono con la sua giovane amante: “Pronto? Sono io! Tarapìa tapiòco come se fosse Antani con la supercazzola prematurata… con lo scappellamento a destra”.

Attraversando con leggerezza gli ultimi 50 anni di cinema italiano, Amici miei non ha perso nulla della propria freschezza e del proprio disincanto. Le sue sequenze e citazioni memorabili hanno fatto sì che quei cinque burloni, che come novelli Peter Pan non volevano crescere, siano riusciti nell’intento di non invecchiare, consegnandosi all’immortalità del cinema.