A Colleferro il 6 settembre 2020 moriva, massacrato di botte, un giovane innocente, Willy Monteiro Duarte, ucciso in pochi istanti per aver cercato di sedare una lite tra i suoi coetanei. 40 Secondi, il film di Vincenzo Alfieri presentato alla 20ª Festa del Cinema di Roma nella sezione Progressive Cinema e in sala dal 19 novembre con Eagle Pictures, fotografa quella amara e drammatica vicenda di cronaca che colpì la sensibilità del Paese intero e sulla quale i media avanzarono le speculazioni più disparate.
Partendo omonimo romanzo di Federica Angeli e avvalendosi di un cast formato da attori professionisti come Francesco Di Leva, Francesco Gheghi, Beatrice Puccilli, Enrico Borrello e Maurizio Lombardi e da interpreti non professionisti come Justin De Vivo, Giordano Giansanti e Luca Petrini, il regista Vincenzo Alfieri ricostruisce la vicenda con uno stile documentaristico, ma non per offrire una cronaca puntuale della realtà, bensì per dare attraverso lo strumento della finzione una lettura umana, emotiva e sociologica più profonda.
“Questa storia parla soprattutto di ragazzi qualunque. Non è una storia criminale, ma di dolore. Una storia di persone come tutti noi”, dice Alfieri del suo film, che ricorda al pubblico come in una manciata di secondi sia stata irragionevolmente spezzata la vita di un ragazzo che, a differenza di molti altri, custodiva dei sogni e non volle restare indifferente di fronte alla violenza.
40 secondi è stato girato tra Roma e Guidonia, per ricostruire gli ambienti di strada in cui si consuma la noia dei ragazzi coinvolti nel racconto e gli anonimi spazi urbani di una periferia monotona e incolore come tante in cui si consuma quel delitto.
“Da piccolo ho frequentato posti difficili, e conosco il valore terribile dell’inevitabilità. Un concetto che mi ha sempre tormentato. Anche nei miei film precedenti in qualche modo. Le cose a volte capitano sfuggendo al nostro controllo. E dopo aver visitato i veri luoghi, ascoltato podcast, letto interviste e libri sulla vicenda, intervistato amici e conoscenti di entrambe le fazioni, e soprattutto dopo essere diventato padre, cosa che mi ha fatto conoscere il valore dell’educazione e la paura della perdita, ho capito che nessuno sa veramente cosa sia successo, e che tante cose sono state dette ma in pochi hanno colto l’anima di Willy e della vicenda”, spiega il regista.
Con atmosfere che ricordano film come Elephant (2003) o Cristiana F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (1981), 40 secondi, secondo le intenzioni stesse di Vincenzo Alfieri, racconta di ragazzi di periferia come tanti, vittime di una noia che consuma e uccide i sogni e “delle loro fragilità che, per un terribile scherzo del destino, si incontrano e si intrecciano nell’arco di ventiquattro ore in un crescendo di tensioni”.